Vai a una di quelle feste milanesi che raggruppano un certo tipo di persone, tutti sono o si sentono più o meno artisti, più o meno creativi, più o meno blogger, più o meno fotografi, più o meno qualcosa. E io ci sguazzo.
Durante uno di questi imperdibili appuntamenti si palesa lui, il figo di turno, colui che in una forma o nell’altra se le è passate tutte quelle carine-me compresa. Lui che gli basta uno sguardo e una battutina brillante per farti cadere ai suoi piedi e nel suo letto.
Ora che però sono lucida e splendente lo analizzo in altro modo. Non basterebbe tutto il suo repertorio migliore per farmi cedere, lo stesso che a suo tempo eccome se mi aveva convinta.
Lo osservo e rifletto.
Eh già, lui è fidanzato adesso. Sì, perché dopo un anno o anche più di svolazzamento qua e là pare abbia messo la testa a posto, con una ragazza dotata di una certa bellezza e, apparentemente, anche simpatia. E allora ingenuamente (sì conservo ancora ancora un po’ di ingenuità sepolta da tutto sto cinismo) mi si riempie il cuore, perché mi dico che allora non è proprio solo uno stronzo. È uno che aveva bisogno di metabolizzare una fine prima di cominciare un nuovo inizio. Ci sta, è giusto.
Va beh, lui si aggira senza di lei per questa sera. Ma si sa, mica bisogna sempre presentarsi in coppia ovunque, siamo moderni, tu i tuoi spazi e io i miei (…)
Continuo a studiarlo, è appena arrivato. Si avvicina subito alla sottoscritta e all’amica, e ti accorgi che quell’occhio lì lo conosci fin troppo bene. Lo definirei lo sguardo trombino. Occhietto furbo e assassino, di chi ha già in mente come vuol finire la serata. Ma abbandono il pensiero, lui è fidanzato, foto e foto su facebook con il suo nuovo amore, in spiaggia, al parco, in piscina. Sorrisi e bellezza a profusione, bello lui, bella lei. Tutto bello, quindi.
Decidiamo di bere qualcosa insieme, e lui ci trascina con la sua parlantina e le domande di un certo spessore: prendiamo da bere? Ragazze balliamo un po’? Allora, trombi in giro?
Investita da tutta questa profondità comincio a sentirmi di troppo. Me ne rendo conto. Decido perciò di allontanarmi con un altro amico a bere l’ultimo mortale Cuba, e giusto il tempo di arrivare al bancone che i due, lui il fico e lei l’amica, stanno limonando.
Tempo dell’operazione: 30 minuti circa dall’arrivo di lui alla festa.
Si intrattengono forse un’altra mezz’ora per poi andarsene, ognuno per i fatti suoi, a casa-lui dalla sua bella si presume.
Fine della storia.
Ora, però, avrei una serie di domande:
mi spiegate cosa spinge un uomo diciamo accoppiato da poco più di un annetto a presentarsi a una festa, fare un rapido giro di ricognizione, imbattersi in una, metterle la lingua in bocca e poi andarsene a casa?
La risposta non è almeno poteva portarsela a letto.
La risposta a me sfugge, seppur calata in questa dimensione così improvvisata, destrutturata, liquida.
Cos’è? Il bisogno di conferme a 35 anni suonati dopo che per anni hai avuto storie, storielle, e tutte le ragazze che volevi?
Sei rimasto folgorato da lei e non hai resistito? Non credo, vista la rapidità della dinamica.
Eri sbronzo marcio da non capire chi fossi e sei scivolato su questa limonandola un po’ per poi dissolverti senza capire manco il suo nome? mi sembrava lucido a sufficienza.
Forse la risposta è che queste sono le classiche allegre corna, come le ha definite un amico commentando un mio precedente post. Succede, è normale così, meglio prenderne atto. Non rientra nei casi estremi e imperdonabili già elencati, piuttosto rientra in quello che si potrebbe definire un precariato esistenziale e quindi lo assolviamo (?) Boh a me fondamentalmente interessa poco, chissà a lei. Alla bella, che il giorno dopo appariva splendida e splendente in una foto tutta instagram sul profilo di lui.
Mi sento solo di aggiungere che qua c’è della premeditazione. A me è questo che urta e fa incazzare come una iena. Ma anche pensare che, ancora una volta, ho evitato un bel fosso.
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