mercoledì 3 ottobre 2012

Buongiorno Signora

Non è mica facile essere equilibrati quando vivi tra due città così. Soprattutto  quando in una sei considerata una pischella e nell’altra ormai cominci a essere stagionata e perdipiù non sistemata (onta ancor più grave). Inevitabilmente passi da una modalità all’altra in modo un po’ schizofrenico, conducendo una vita spesso non sense.
Sì, questo dell’età è un tema che ho in parte già affrontato, in particolare parlando da un lato della robotizzazione coniugale che scatta con l’arrivo del 3 e dall'altro della destrutturazione relazionale che permane almeno fino al 4 davanti.
Ma c’è di più.
Nella Ridente si usa proprio la parola vecchio per apostrofare chi ha dai 33/34 anni in su.  Nella Big invece fino ai 40 anni sei un giovanotto ancora sporco di latte, almeno negli ambienti che frequento io.
Io mi sento quasi vecchia, se proprio devo scegliere, anche se nella big city sono la piccolina per tutti, perché i tutti in questione hanno quasi un 4 davanti. Diventa perciò inevitabile assumere atteggiamenti diciamo un po’ più maturi, perchè hai quel modello lì davanti.
E quindi sei la piccolina “ma molto più matura della sua età”-e di molti di loro peter pan, mi permetto di aggiungere.
"Quanti anni hai?" ti chiedono
"31." rispondo
"Come sei giovane!" ribattono.
Poi vai di là e nulla, sei spacciata, perché ormai il sabato sera sei da sola (la sapete già la storiella), quasi vecchia, non sistemata-orrore orrore- e mai pronta a rispondere alla domanda di rito che spesso leggo nei loro occhi, e che a volte ho il piacere di sentire con le mie orecchie:
"Quanti anni hai?" ti chiedono
"31." rispondo
“Come mai non sei fidanzata?”  ribattono.
Tutto questa percezione distorta provoca trasfigurazioni comportamentali spesso curiose nei giovani 40 enni che popolano la big city e nei vecchi 33 enni che se la spassano (si fa per dire) nella Ridente.  E anche in me, un po’ bambivecchia. Per cui, alla già menzionata allergia alla famiglia e figli, il 40 enne si aggira con outfit davvero forzatamente ggiovani pur di sentirsi 10 anni di meno, riempie di faccine gli sms, continua a frequentare posti indie, organizza le vacanze un po’ all’ultimo prediligendo la thailandia-per la natura e l’avventura, che avete pensato- utilizza facebook per postare video imbarazzanti.
Di là i 33 enni si aggirano con outfit forzatamente vecchi, cachemirino e camicia stirata dalla mamma pur di sentirsi addosso 10 anni di più, a una certa età non si va più in localini cool pieni di ragazzini sbronzi e ragazzine svestite, al mare- di solito quella palude che è l’acqua della Versilia, tanto per intenderci- ci si sdraia rigorosamente sul lettino, facebook non fa più per me, al massimo “twitto” che almeno si parla di politica.
A parte tutta questa noia mortale, anche io a volte ho la mia debolezza mista a sgomento legata all’età. Ad esempio quando le mie vicine di pianerottolo-22 anni circa, studenti- senza nemmeno un secondo di esitazione (ma fattelo venire il dubbio, cazzo), salutandomi a gran voce e con quella sicurezza tipica solo di chi sa di avere tutta la vita davanti, mi apostrofano così : ”Buongiorno Signora”. In quei momenti mi viene una specie di paresi che ai loro occhi mi farà certamente sembrare ancora più vecchia, un cortocircuito emotivo che mi manda in tilt. Succede poi anche che, giusto ieri sera a casa mia, si finisce a parlare dell’angoscia cosmica legata allo scorrere del tempo e quindi alle cose che avresti potuto fare o che hai fatto e non torneranno più. Contrapposta invece a quella legata proprio all’età, intesa come tempo visibilmente tracciato sulla tua faccia.
Lo so, noia a parte, che macigno.
Ma, tra una sassata e l'altra sul tempo che scorre, per fortuna il buon vino, la buona cena e i buoni amici (e Briatore) hanno riportato tra noi quella sensazione direi fanciullesca che si chiama leggerezza.

1 commento:

  1. Fab - se la Carrie Bradshaw de noantri. E...non sei la sola: a me viene si e no una paresi a settimana!

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