mercoledì 20 febbraio 2013

Parola di Scout


Nella Big, si sa, tutto ruota intorno al lavoro. La prima domanda quando ti presenti a qualcuno è "cosa fai nella vita"?
Ma che volgarité! Che approccio poco vintaZ.
Nella Ridente si è apparentemente meno cafoni, ci si arriva in modo più sottile, serpeggiando tra un dettaglio e l'altro della conversazione; chi hai di fronte cerca di carpire di cosa ti occupi, o che lavoro svolge la tua amica o il tuo nuovo fidanzato. No, mica come prima cosa, prima si scherza e ride, si chiacchiera, si studia lo straniero, ma poi se non si svolge una di quelle professioni da middle class doc potrebbe scatenarsi un cortocircuito dai contorni preoccupanti (e comunque la Maggie Smith di Downton Abbey vi deriderebbe, tiè). Puoi anche non occuparti di nulla o avere un lavoro di copertura,  all' unica e sola condizione di possedere almeno qualche casa sparsa qua e là di cui almeno una villa a Forte dei Marmi.

Nella Big invece ci vuole la risposta pronta, subito. Puoi anche essere un impiegato che fa conti e preventivi tutto il giorno, ma se dici che lavori nel finance di un'azienda acquisti subito un'allure scintillante, perchè tra l'altro viene anche il dubbio che ti occupi di cose più "alte", tipo che ne so, sposti mari e monti e cammini sulle acque, quindi risulti automaticamente, per certa gente, uno ggiusto.
Proprio  nel building in cui esercito la mia strabiliante professione, ho sentito affermare da un giovane rampante trapiantato nella Big, che figli non ne farà fino a quando non potrà garantirgli la possibilità di studiare almeno in Bocconi. Ah, quando si dice i valori della vita!

Comunque, di recente, mi sono interrogata se nella Big ci si sente ggiusti anche nelle modalità di ricerca delle persone.
Sì perchè è un attimo che vogliono proprio te, ti stanno offrendo l'opportunità lavorativa della vita, e nel farlo ti mettono anche fretta, convincendoti o almeno provando a farti credere che si tratta di un'occasione da non perdere e che tu, proprio tu devi pensare in 24 ore alle condizioni proposte (mai economiche fino a  questo momento, guarda un po').
Ti stordiscono di stronzate  che  capisci essere tali quando i tuoi interlocutori sono uno un coatto dalla pelle marrone a metà dicembre, con anelli e catene varie, business e rampante man con cui non vorrei mai avere nulla a che spartire, tantomeno un lavoro, e l'altro il suo galoppino tirapiedi talmente pieno di sé e preoccupato di uscirne più intelligente e solidale dell'altro da risultarne ancora più fastidioso.
Questi due emblematici figuri però sono tutto d'un pezzo, ah loro sì; loro ti chiedono la massima onestà, la massima correttezza, perchè se si sbilanceranno positivamente nei tuoi confronti con terzi che saranno poi coloro che tutto muoveranno, allora tu non puoi tirarti indietro, eh no.
Ma che due simpatici lupetti, questi due. E allora va bene, prometto. Parola di scout.
Hanno poi la pessima abitudine di congedarsi garantendo che si faranno vivi nelle prossime 24 ore, più taglienti dei meteoriti, più rapidi di Speedy Gonzales, più corretti di Madre Teresa di Calcutta; insomma, ci si sente in ogni caso. Parola di scout.
Poi figurati quando tra questi professionisti tutto d'un pezzo capita che uno sia un amico, una vecchia e cara conoscenza. Quando è così, beh, non puoi che dormire sereno. Anzi no, perchè devi pensare (a cosa?, va beh devi pensare). La classica cattiva abitudine del "ti faremo sapere/tra due settimane riceverai un feedback" per poi dissolversi nel nulla, dopo tali premesse sembra uno scenario remotissimo, un retaggio vecchio e polveroso, oh abbiamo davanti due scout, mica pizza e fichi.
......
Già, mica pizza e fichi.
Semplicemente ci troviamo di fronte a degli emeriti cialtroni.
E come finiscono questi incontri, queste promesse, questi titengoaggiornata, questi mifacciovivoinognicaso, nel B.E.N.E. e nel M.A.L.E?
E' un finale aperto, ognuno pensi alla propria esperienza e a una ipotetica conclusione.
La mia, è che siano stati rapiti dagli alieni, dai minipony o dai fantastici 4.

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