Reduce da un mese impegnativo, fatto di decisioni prese con conseguenti scompensi e riorganizzazione della mia esistenza (ancora, sì), mi trovo ad essere di un anno più grande, fagocitata dal lavoro e dalle feste tutte uguali del fuorisalone che hanno affollato e paralizzato la Big, un po' impreparata alla primavera, tanto stanca.
Sono tornata nella Ridente proprio questo weekend e ho constatato con grande soddisfazione che lei, sorniona, segue in modo sistematico e rassicurante il suo naturale andamento: finito il letargo invernale, dove tutto è vuoto, fermo, chiuso, immobile, deserto, ecco qua che si intravedono le prime distese di tavolini davanti a bar e baretti, fermento per le strade, di giorno ma soprattutto di sera. Più gente, tanta che mi chiedo ma tutte queste persone che quindi esistono, animano piazze e ristorantini, chiacchierano, si sgranchiscono, prendono aria come appena usciti da un armadio zeppo di naftalina, dove si rintanano nei mesi invernali? La Ridente è molto più bella ora. Dovrebbe essere sempre così, pronta ad accogliere e viva.
Vorrei sentirmi anche io così, e invece potrei affermare che il mio stato mentale assomiglia di più alla Ridente nei mesi invernali.
Questa immobilità di vita e sentimenti è snervante. Mi rilasso, respiro, provo a curarmi le cicatrici dell'ultimo periodo, e mi appello a quanto sosteneva il filosofo francese Pascal, citazione che mi è capitato di trovare in un libro poco tempo fa, secondo cui molti guai dell'uomo dipendono dalla sua incapacità di starsene tranquillo in casa.
Vediamola metaforicamente in questo modo, la mia potrebbe essere una immobilità funzionale a capirsi, a darsi una tregua. Per prepararsi a tempi migliori. A non combinare pasticci. Non ho mai pensato fosse necessario avere sempre un impegno, o essere circondati da milioni di amici e conoscenti, o trovarsi troppi uomini riempitivi per non stare neanche un minuto sole ad ascoltarsi, pochi ma buoni è sempre stato il mio obiettivo. Vorrei quindi continuare su questa strada. Non spaventandomi se il mio cuore al momento è rattrappito, entrando liberamente in contatto con ciò che mi manca e vivermi da sola la tristezza che a volte arriva, prendendomi cura di me, non ostinandomi a cercare in alcune amiche ciò che solo chi non c'è piu ti dava. Loro mi danno e daranno altro, e vorrei gioire di questo.
Ieri al mercatino francese che si snodava tra le strade della Ridente ho comprato una tovaglia provenzale verde e un quadretto che incornicia un disegno in rilievo di una geisha che dorme, con i suoi colori e la sua calma.
Presto tornerò anche io pronta ad accogliere e viva.
Vorrei sentirmi anche io così, e invece potrei affermare che il mio stato mentale assomiglia di più alla Ridente nei mesi invernali.
Questa immobilità di vita e sentimenti è snervante. Mi rilasso, respiro, provo a curarmi le cicatrici dell'ultimo periodo, e mi appello a quanto sosteneva il filosofo francese Pascal, citazione che mi è capitato di trovare in un libro poco tempo fa, secondo cui molti guai dell'uomo dipendono dalla sua incapacità di starsene tranquillo in casa.
Vediamola metaforicamente in questo modo, la mia potrebbe essere una immobilità funzionale a capirsi, a darsi una tregua. Per prepararsi a tempi migliori. A non combinare pasticci. Non ho mai pensato fosse necessario avere sempre un impegno, o essere circondati da milioni di amici e conoscenti, o trovarsi troppi uomini riempitivi per non stare neanche un minuto sole ad ascoltarsi, pochi ma buoni è sempre stato il mio obiettivo. Vorrei quindi continuare su questa strada. Non spaventandomi se il mio cuore al momento è rattrappito, entrando liberamente in contatto con ciò che mi manca e vivermi da sola la tristezza che a volte arriva, prendendomi cura di me, non ostinandomi a cercare in alcune amiche ciò che solo chi non c'è piu ti dava. Loro mi danno e daranno altro, e vorrei gioire di questo.
Ieri al mercatino francese che si snodava tra le strade della Ridente ho comprato una tovaglia provenzale verde e un quadretto che incornicia un disegno in rilievo di una geisha che dorme, con i suoi colori e la sua calma.
Presto tornerò anche io pronta ad accogliere e viva.
Come ti capisco.
RispondiElimina