mercoledì 26 settembre 2012

L'uomo che parlava inglese e incantava al tramonto

A quegli imperdibili appuntamenti nella big city, di cui già vi ho parlato, succede di incontrare lui, una bestiolina che meriterebbe uno studio approfondito in laboratorio: l’uomo-trasferito-a-milano-che-ti-parla-inglese (una parola sì e due no.)
Ragazzi, a me fa impazzire, letteralmente. Vado giù di testa. Davvero. Perché uno così innanzitutto ha un coraggio oltre misura e il coraggio è la virtù dei forti si sa, quindi è un uomo forte. Poi la vergogna non sa nemmeno cos’è, perciò è sfacciato e brillante quindi è sicuro.
Dunque abbiamo di fronte un uomo forte e sicuro.
Terzo aspetto, da non sottovalutare, aveva quella cosa, dai quella lì, quella che ho notato subito: l’occhio trombino!
Riassumendo:
Coraggioso
Forte
Sicuro
Brillante
Occhio trombino
Così equipaggiato si aggirava per il party, finchè si imbatte, si scontra, si incontra, si avvicina a me e all’amica.
E in quel momento capisco che quest’uomo, così forte e coraggioso, sarebbe stato il protagonista dei miei pensieri per un po’, almeno fino a quando non avrei scritto questo articolo.
Dopodichè mi auguro di dimenticarlo in fretta, in caso contrario mi rivolgerò alla clinica Lacuna Inc, quella di Eternal Sunshine of the Spotless Mind (in inglese).
Il tizio in questione, a questo punto, ahinoi, apre bocca. E comincia una sconclusionata, terrificante e maldestra filippica su una precedente serata in cui in modo elegante e principesco aveva definito una ragazza, guardandola negli occhi, “una come tutte le altre.” (solo perché questa non gliel'aveva data al minuto due preferendo la compagnia di un ragazzo quantomeno piu gentile, ma dai che stranezze).
Annoiandoci per mezz’ora con sta storiaccia, davvero spinosa eh, parte con l’attacco, l’affondo, il jolly: ci racconta del suo hobby, e lo fa in modo magistrale-incalzato ammetto dalle mie insistenti domande.
Sì, perché a lui piace lanciarsi -anche a me piacerebbe lanciarlo- nel senso di lanciarsi col paracadute. Purtroppo appena saputo che non sono nativa della Big, si è illuminato; pare infatti che nella Ridente ci sia una scuola top per questo tipo di attività. (Non si finisce mai di imparare e soprattutto la Ridente ha mille risorse che nemmeno immaginate). Passato l’orgoglio campanilista, realizzo il dramma, ovvero che lui frequenta codesta scuola. Quindi attenzione, sto tizio trascina la sua carcassa in Emilia, anzi nella Ridente, per provare il brivido felino di jettarsi come un pazzo nel vuoto.
Appurata questa cosa, lui attacca a raccontare del sentiment  totalizzante che si prova a lanciarsi insieme ad altri quattro pirla. Ma soprattutto ci tiene a specificare che si crea un environment emotivo sensazionale. Tale environment però pare raggiunga l’apice al sunset. E mentre lo dice guarda un po’ in su. Sostiene che il senso di freedom che ti invade in quel momento è quanto di più speciale si possa vivere al mondo e che anche io (anche IO) dovrei provare. Se poi il feeling fosse buono allora ci si lancia tutti insieme, yuppy du.
Lui si sente un asceta votato alla joyful e alla leggerezza delle nuvole, un impiegato come tanti (scivolone da finto modesto) che cerca la sua valvola di sfogo, un momento solo suo in cui ritrovare le radici più recondite del passato e purificare l’anima dal male del mondo.
Urca.
Dice che dopo il lancio, lui e gli altri frequentatori della scuola più freak e top d’Italia, vanno a sfondarsi di alcol beati e rilassati, perché hanno svuotato la testa, anche dal cervello forse,  in un trip mistico e liberatorio.
Inutile dirvi che sono rimasta stregata. Inutile ribadire che ora vado a dimenticare.
Peccato solo non essere a Montauk.

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