mercoledì 30 marzo 2016

Maternity Leave

Ho letto di tutto in questo lungo lunghissimo periodo di pausa, dalla Big alla Ridente senza distinzioni. E a tutte queste suffragette neo mamme che si sperticano urlando sui social "le mamme sul lavoro devono avere le stesse oppotunità dei papà", e a quelle eccitate che ai 3 mesi del bambino fanno i salti di gioia per l'imminente ritorno al lavoro, dico una sola cosa: ma a voi che avete partorito da poco, non viene un po', ma dico un po' di voglia di stare con vostro figlio e godervelo senza immediatamente pensare che sia una cosa da sfigata casalinga anni '50? Senza arrivare alla scontata associazione fare la mamma uguale cucire calzini? Non vi viene in mente che l'accudimento, il seguire un figlio, l'esserci facciano parte del ruolo di mamma-sì anche stancarsi-? no, perché a me terrorizza questo sbracciarsi tanto dopo aver appena messo al mondo una creatura (si presuppone scientemente). Tutto questo sgolarsi non potreste incanalarlo nel pretendere più diritti? Alcune lo fanno, certo, ma tante -troppe- no.
Ora, sia chiaro che se avete voglia di ricoprire un ruolo come che ne so il sindaco di Roma o diventare CEO di una grande banca o il super capo dei Puffi lo potete fare, è pieno di donne che hanno fatto sia figli che carriera. E anche di uomini. Ma forse vi sfugge - o direi che non sfugge, anzi- che immancabilmente una di queste due scelte verrà per forza sacrificata. E' così. E vale anche per gli uomini, care mammine incazzate. Perché un uomo che fa carriere intesa come la intendete voi, cioè scalata al successo con poltrona in pelle dis-umana, fa un altro tipo di rinuncia che cade sulla famiglia, dovrà sacrificare gran parte del tempo. Si può fare il sindaco della seconda città più malmessa e corrotta d'Italia standosene comodamente sul divano di casa e accudire un neonato? No, direi di no. Ma non è mica discriminazione ragazze. E' realtà. E' meglio che il sindaco di Roma allora sia un uomo neo papà? Vale anche per lui, dovrà rinunciare e non poco al suo bambino. Il non trascurabile dettaglio che non volete accettare, è che la figura materna all'inizio ha un peso certamente più rilevante.

Un altro tema è che lo Stato e la società tutta abbiano il dovere di dare maggior supporto al mondo baby sia per le mamme che per i papà; gli asili costano troppo, le babysitter anche. Ci vorrebbe più flessibilità da parte delle aziende e non si dovrebbe guardare storto una donna che decide di diventare anche mamma. O un papà che desidera la paternità (non un giorno come in Italia ma magari un mese come in Spagna o più mesi come nei paesi nordici). Andrebbero premiate le donne indipendetemente dal numero di figli, se sei brava puoi crescere professionalmente. Ma rimani brava, se già lo sei, anche se ti prendi dei permessi per accompagnare tuo figlio alla recita di fine anno e scegli di non rimanere in ufficio fino alle 21.00. Il problema è culturale, perchè è pieno di donne stronze, colleghe si intende, pronte a fare le sciacalle, mamme wonderwoman che allattano in parlamento e quelle di cui sopra che hanno la babysitter 1, la babysittre 2 e la nonna che arriva per il turno delle 20.00 mentre loro imperterrite continuano a lavorare- per dimostrare cosa?- uomini prepotenti tutti parte di un sistema che premia soprattutto la pratica del brown nosing (conoscete??) e del tempo speso in ufficio. E allora anche io mi indigno, e non poco.

Ho letto poi che in Francia il welfare è molto attento a questo tema..ad esempio caldeggiando il latte artificiale e accogliendo i bambini negli asili gia dai 3 mesi. Ok, molto bene per quelle donne che hanno scelto di parcheggiare il fardello. Ma a me questo non pare welfare. A me questo pare che il fare figli stia diventato per la maggior parte delle donne una cosa da inserire in to do list, perchè a una certa età è così. Poi che dopo pochissimi mesi l'esserino venga subappaltato chisseneimporta. Lo scrive anche la signorina Guia Soncini in un recente articolo: fare figli è una cosa normale, e per certe incombenze tipo recite, sport o altro ci sono le ragazze alla pari. Molto bene, dunque possiamo stabilire che essere mamma è solo una fattore biolgico? non è così, o almeno non dovrebbe esserlo.
Capisco anche bene che sia altrettanto esasperante il mondo mamme che parla solo di figli, allatamento, co-sleeping, vaccini, malattie, asili, in loop 24 ore su 24 -anche io fuggo da quelle- ma tra questo e la brutalità che racconta la Soncini ci son tante sfumature, tante donne normali che scelgono di fare una famiglia e portarla avanti. Che vorrebbero rientrare al lavoro senza essere discriminate ma non per forza urlarlo ai quattro venti con desiderio massimo di crescere e avere un ruolo, perché quello di mamma è proprio da sfigata.

Io sono stata molto fortunata, perchè ho potuto scegliere di stare a casa senza avere particolari necessità -economiche e aziendali- e ho  ripreso a lavorare licenziandomi di là e iniziando di qua, perchè c'è un momento in cui non solo bisogna prendere uno stipendio ma staccare e fare "refresh" aiuta a relativizzare i piccoli grandi problemi del nostro nuovo ruolo. Ma non l'ho fatto alla leggera, non l ho fatto dopo poco tempo, e l'ho fatto con il cuore a pezzetti. Mi manca da morire stare con mio figlio, vedere i suoi progressi quotidiani, stare a casa con lui e godermi una vita piena di mie cose. A tutti quelli che mi hanno chiesto se non mi fossi rotta le balle dopo cosi tanto tempo o se finalmente non avessi voglia di interagire con essere umani adulti (tante e tanti me lo hanno chiesto) rispondo che no, non mi sono rotta le balle, mi sono divertita e stancata tantissimo, ho gioito e pianto, ho stretto un legame con mio figlio e continuerò a farlo perchè a me pesa molto di più dedicarmici solo due ore la sera che starci tutto il giorno. Abbiamo viaggiato attraversando il Giappone, ci siamo spiaggiati nella nostra Bonassola, scalato con passeggino e zaino i monti del Trentino, preso aerei per andare in giro in Europa, mi sono dedicata alla mia passione detta anche piano B,  ho continuato a depilarmi e  farmi le unghie. Certo, grazie anche all'aiuto dei nonni. Ma anche del papà. Perché un papà assente e workaholic non fa una bella figura.
E segnalo che non ho smesso di parlare con esseri umani adulti durante la maternità, non ero rinchiusa in una cella di isolamento e gli amici, quelli veri, ci sono sempre stati. E' una questione di scelte, di come si vuole vivere questo momento e di quanto si ha voglia di non essere solo una mamma biologica. E' stato l'anno più bello di sempre.
E mi dispiace per gli altri (invidiosi di tutto il mondo, carrieristi, guia soncini, mammine che ai tre mesi del bambino hanno già due baby sitter).
E, pensate un po', non ho nemmeno ancora imparato a rammendare un calzino.

1 commento:

  1. Appena rientrata dopo 9, strepitosi, divertenti, impegnativi mesi a casa con il mio piccolo. Accompagnati in questo viaggio da un papà super presente. Sottoscrivo ogni battuta del tuo post. Felice di sentirmi un po' meno sola a pensarla così! ;)

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