martedì 26 aprile 2016

La Libertà

Ci sono stati anni in cui la sera si andava alla Casa139, qua nella Big. Anni felici, a tratti tormentati, spezzati. E la Casa era un rifugio. Una sicurezza. Biliardino fino alle 4 del mattino, giardinetto interno, musica indie per ballare fino a tardi, tutto lì, tutto accessibile, ben distribuito. In ogni stanza c'era qualcosa da scoprire. A volte ci si andava anche solo perché era un modo per finire la serata, scambiare due chiacchiere con i soliti avventori, ritrovarsi.
Poi un bel giorno, hanno deciso di chiuderla, la Casa. E non nascondo che è stata una botta. Un po' come quando nella Ridente hanno chiuso il Duca Bianco. O la Polo. Maledetti. 
Quando è stato il turno della Casa ho rivissuto un po' quelle sensazioni lì'. Ho iniziato a frequentarla da adulta e non da ragazzina come i locali nella Ridente, ma mi ci ero affezionata. Era un punto di riferimento in una città in cui le coordinate te le devi un po' costruire.
Di cose belle la Casa ce ne ha restituite tante. Una su tutte pochi giorni prima di chiudere definitivamente. Come a lanciarci un messaggio. Ha voluto lasciare il segno, la nostra Casa. Ha permesso alla mia meravigliosa amica di riconoscere una luce, in un momento buio. Le ha messo sul piatto di argento la possibilità di abbracciare la Libertà, libertà da condizionamenti, sofferenze, storie finite, e lacci da slegare. Proprio lì, tra le sue stanze. (Poi io le ho anche fatto mettere i tacchi, quando mi ha pregata di tornare sul luogo del delitto  per farmi vedere quel ragazzo incontrato lì la settimana prima. Oh, mi ha odiata, ma, libertà o no, il tacco aiuta).
E quindi chisseneimporta se dopo poco il locale ha chiuso, loro se lo sono portati dentro e hanno costruito la loro "casa", la loro storia, piano piano, senza fretta e con cura.
E non mi pare strano a questo punto che, proprio nel giorno più simbolico che c'è, a celebrare quella libertà sia arrivato tu, Filippo. Benvenuto nella tua nuova Casa, piccolo tesoro prezioso, buona libertà anche a te.

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